La difficoltà maggiore è la lunghezza del percorso. Itinerario non segnalato.
Si incontrano vari punti di ristoro.
Oltre ai punti di ristoro sono presenti anche fonti di acqua.
Si cammina quasi sempre a cielo aperto.
Consigliamo di non andare d'estate, attenzione anche ai mesi più freddi.
Dislivello in salita 870 mt
Per le vie strette che si attorcigliano ai piedi delle torri di San Gimignano in genere si sente parlare più inglese e tedesco che italiano (con accento senese). A cadenze regolari, ondate turisti attraversano la porta della cittadina, scorrendo tra foto e risate a fianco delle vetrine dei negozi che propongono i soliti souvenir internazionali: dalle cartoline al formaggio, dalle magliette ai piccoli David di Donatello fino ai coltellini sardi! Solo sul far della sera, momento in cui i pullman lasciano in fila indiana il colossale parcheggio cittadino verso Siena o Firenze, a San Gimignano la calma torna a dominare su uno dei paesaggi più belli d’Italia.
Nata sulla strada Francigena che collegava il nord Europa con la Roma dei papi,
San Gimignano è anche un punto d’incontro di altre vie dell’antichità. La via Volterrana, che collegava la città etrusca rispettivamente con la costa e con Firenze, divenne con le sue diramazioni un itinerario importante anche nel Medioevo: lungo i suoi selciati passavano i muli carichi del sale raccolto sul Tirreno, e per questo fu nota anche col nome di Salaiola.
Lasciando alle spalle San Gimignano e puntando decisamente verso sud, rapidamente il brusio del circo del turismo si affievolisce e scompare. E anche camminare lungo una strada asfaltata secondaria, in un paesaggio come questo, diviene un piacere. Colline e cipressi si inseguono attorno alle fattorie di Montauto, mentre i cartelli degli agriturismi fanno capolino fra le siepi e per la via s’incontrano coppie di turisti stranieri di una certa età che, per raggiungere la cinta del paese, hanno deciso di lasciare l’auto nel parcheggio e di camminare per qualche chilometro.
La stradina ormai sterrata scende da Montauto in direzione di Voltrona, con un percorso che costeggia vigneti e campi d’argilla. Salite, mai ripide, e leggere discese ci conducono su e giù per le colline fino alle case di San Donato, dove i segni bianchi e rossi del sentiero verso Volterra portano a traversare la strada asfaltata (circa 6 chilometri da San Gimignano, 1,30 ore di cammino).
Dopo qualche decina di minuti lungo la strada nel bosco, dove incrociamo enormi ruspe cariche di legna appena tagliata, il viottolo inizia a sembrare a tratti scavato nella roccia, segno dell’antica frequentazione della via verso la rocca isolata di Castelvecchio. Dopo la salita del podere Il Caggio, un bivio sulla sinistra scende in direzione dello sperone su cui sorgeva l’antico castello: attorno agli alberi sono pieni di corbezzoli rossi carichi di passerotti e, ogni tanto, tonfi e sbuffi provenienti dalla macchia fanno pensare che i cinghiali sono decisamente numerosi! Lasciando alle spalle le rovine, che nella tradizione locale sono conosciute con il nome di Torracce, in una giornata grigia e indecisa tra la pioggia e il vento non è difficile comprendere la suggestione di una leggenda che vuole che Castelvecchio sia popolato da fantasmi dei suoi abitanti, sterminati dopo la conquista a tradimento di qualche vicino in armi.
Al termine di una salita, dopo aver calpestato lunghi tratti di una via selciata decisamente antica, raggiunta la strada asfaltata per Castel San Gimignano (circa 5 chilometri da San Donato, 2 ore di cammino) poco più di un chilometro in discesa porta al bivio verso Pignano, piccolo borgo dove fervono i lavori di ristrutturazione. Operai stranieri scaricano decine di pannelli solari da un camion, altri lavorano a giardini e murature. Solo un signore anziano racconta che questa grande tenuta, in passato, è appartenuta ai marchesi Incontri, ricchissimi grazie al commercio della lana e proprietari di centinaia di ettari. E racconta, p che oggi Pignano è piena di stranieri: artisti, musicisti, pittori, prima di accendersi un mezzo sigaro e tornare a sedere. La sua scelta è giustificata: davanti alla terrazza della vecchia villa padronale di Pignano, i colli scivolano uno dietro l’altro verso l’orizzonte, con la sagoma dell’altura del Voltraio sulla sinistra e Volterra che emerge dalla bruma a occidente.
Non è un sentiero quello che permette di procedere verso la grande città degli etruschi, ma una strada sterrata spesso fiancheggiata da cipressi su cui s’incontrano quasi altrettanti trattori infangati, quanto auto sportive con targa tedesca.
Una lunga traversata ci porta ai piedi del cono boscoso del Volterraio (circa 5 chilometri da Pignano, 1,30 ora di cammino) a Villa Palagione, da dove una deviazione di un’oretta tra andata e ritorno per camminatori volenterosi sale alle rovine di una fortezza costruita sulla sua cima.
Volterra è ormai la padrona dell’orizzonte, anche durante la discesa verso il fondovalle dell’Era: la sagoma delle torri e delle mura è ben visibile dalla lenta salita che conduce verso le case di San Lorenzo, con il paesaggio brullo e quasi deserto dei campi dei Poggi Bianchi sulla sinistra, verso nord. Un’ultima salita porta sull’asfalto, che poi si lascia subito per seguire una stradina che evita il grande tornante della strada principale.
Ma, come in tutte le belle passeggiate, anche questa traversata mostra di avere un neo: l’avvicinamento a Volterra, raggiunta la statale a La Strada, avviene lungo l’asfalto che sale ripido verso il centro della città. Finalmente, al termine della salita, il piazzale del parcheggio di Volterra segna il termine della via a 550 metri di quota: da qui pochi passi portano sul selciato di piazza dei Priori con i suoi palazzi e l’ingresso laterale della Cattedrale (circa 5 chilometri da Villa Palagione, 1,30 ora di cammino. Da San Gimignano 23 chilometri, 7 ore di cammino). Dove sedere finalmente, al termine di una delle più belle passeggiate della Toscana meridionale, prima di lanciarsi a passo lento alla scoperta dell’antichissima Velathri etrusca e delle sue esili e luminose figure d’alabastro.
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Sono trentotto anni che viaggiamo in bici.
Organizzare, progettare un viaggio opss... un CicloViaggio è quasi bello e avvincente come farlo!
Quasi..., perché il bello di un CicloViaggio sta anche nella capacità di modificarlo in corsa. Infatti in bicicletta devi considerare una serie di situazioni che con altri mezzi di trasporto ignoreresti, ma soprattutto in bicicletta (ri) vivi quella sensazione di esploratore che ti porta a costruire il tuo "scoprire" metro dopo metro, orizzonte dopo orizzonte, in bicicletta diventi parte del territorio che attraversi e quindi ti fai condurre verso le sue pieghe più intime.
Così, come facciamo noi.
Buon Viaggio a tutti!
Va... Ste...