Sicilia - In bicicletta nel giardino dell'Etna

In bicicletta nel giardino dell'Etna

Un giorno in bici   Italia  -  Itinerario a anello

SCHEDA TECNICA



GIRO COMPLETO:

LUNGHEZZA km 74 - DISLIVELLO mt 3.254 -

TEMPO h 8,26 - VELOCITA' MEDIA 8,5 km/h

 

  • PUNTO DI PARTENZA - Rifugio Brunek.
  • PUNTO DI ARRIVO - Rifugio Brunek.
  • MOMENTO MIGLIORE - Le stagioni intermedie sono senza dubbio le più indicate senza dimenticare che l'Etna supera i 3000 metri e può essere innevato fino amaggio o già a metà ottobre. Evitate i mesi estivi, il caldo è eccessivo per un simile impegno fisico.
  • DIFFICOLTA' - Percorso molto impegnativo, serve non avere paura nel pedalare su terreni irregolari anche se pedalabili. Tanta salita e discese da fare con attenzione.
  • CICLABILITA' - Ottima, il percorso è quasi deserto.
  • SEGNALETICA - In parte si segue la Pista Altomontana.
  • PAESAGGIO - Montano, vulcanico, un paradiso della natura.
  • OMBREGGIATURA - Scarsa.
  • BICI CONSIGLIATA - MTB, gravel.
  • TRENO + BICI - No, ci sono dei servizi con gli autobus.

 

PRIMA TAPPA:

Rifugio Brunek - Telecabina Etna

LUNGHEZZA km 43 - DISLIVELLO mt 1.873 -

TEMPO h 5,04 - VELOCITA' MEDIA 8 km/h

SECONDA TAPPA:

Telecabina Etna - Rifugio Brunek

LUNGHEZZA km 31 - DISLIVELLO mt 1.381 -

TEMPO h 3,22 - VELOCITA' MEDIA 9 km/h


DA NON PERDERE

  • La meraviglia di tutto il Parco dell'Etna.
  • I contrasti fra il fuoco e il ghiaccio.
  • Gli splendidi panorami fino allo stretto di Messina.
  • I colori.
  • Il Castagno dei cento cavalli.
  • Il Grande ilice di Carrinu.
  • I rifugi in pietra lavica.




SCHEDA PERCORSO

In mountain bike sul maggior vulcano d'Europa: il lungo periplo dei versanti da nord a sud, la salita ai crateri sommitali a oltre quota 3000, tra fiumi solforosi e sordi brontolii, l'entusiasmante discesa del versante settentrionale.

L'itinerario si snoda intorno a l'Etna sulla pista Altomontana che collega la pineta Ragabo, sul versante nordest, al Rifugio Sapienza, sul versante sud, attraverso l'interminabile pendio occidentale, a una quota compresa tra i 1400 e i 2000 metri. Sale poi verso i crateri sommitali per il ripido versante sud, tornando al punto di partenza con l'entusiasmante discesa del fianco nord.

E' un percorso solitario costituito da strade forestali, piste in lapilli e sabbie vulcaniche battute, mulattiere su piani lavici...

E' costellato da rifugi in pietra lavica del Corpo Forestale, sempre aperti ma non gestiti, dove è possibile dormire con attrzzatura adeguata ( il più accogliente con pozzo, camino, tavolo e panche, è il rifugio Monte Scavo, a circa metà strada tra i rifugi Brunek e Sapienza.

Il percorso è lungo circa 75 km, obbligatorio, almeno per noi, farlo in 2 tappe.

Prima tappa, la pista Altomontana.

L'attacco della pista Altomontana si trova all'interno della pineta Ragabo, sulla Mareneve, la strada che percorre il versante nordorientale tra Linguaglossa e Fornazzo, servendo i rifugi dell'Etna nord.

A destra del rifugio Brunek, una carrareccia in terra battuta si inoltra tra le querce e i pini larici. Ombreggiata e pianeggiante all'inizio, la pista sale con qualche strappo alla Caserma Forestale Pitarrone, ora abbandonata, situata presso un bivio dove teniamo la sinistra, proprio in direzione dei ben visibili crateri sommitali.

Superata la sbarra del demanio forestale, si continua in salita fra i pini che svaniscono all'improvviso per lasciare il passo a una colata; attraversiamo le lave allo scoperto, con belle viste su Nebrodi e sull'Aspromonte che nelle giornate limpide si staglia verso nordest. Segue un lungo tratto di colate recenti, non ancora colonizzate dalla vegetazione, che la strada taglia in leggera salita; qua e là si allungano linee di faggi e di betulle, s'ergono maestosi cespugli di ginestra e sporadici contorti e superbi esemplari di pino laricio.

Dopo un tratto pianeggiante si giunge a un bivio: una lunga carrareccia piega verso valle, a destra la "Grotta delle Palombe" ma noi preferiamo quella di sinistra "Grotta del Gelo" che taglia in piano la pineta oltre la quale si stende un nudo e lunare pendio.

Un lungo rettilineo ci conduce in una zona di lave cordate, fitte di volute grinzose, come matasse di corda non lantane da un largo bivio.

Da questo punto iniziano una serie di siti tutti molto belli e interessanti:

la grotta dei lamponi, una tipica galleria di scorrimento della lava che si può risalire per un tratto. Si continua sulla pista Altamontana che ci porta rapidamente al Passo dei Damussi, siamo a circa 1700 metri, poi si passa dal rifugio di Monte S. Maria e continuando fra spettacolari recenti colate si arriva alle rovine della Casermetta di Monte Spagnolo.

Continuiamo verso Monte Maletto e entrando e uscendo dal bosco si raggiunge il rifugio Monte Scavo. Al bivio seguente si rimane a destra nel bosco di betulle, si aggira il Poggio La Caccia e si passa davanti al rifugio Monte Palestra, edificato su un vasto ripiano del pendio ovest, una breve salita conduce al punto di massima altitudine della tappa, il Passo di Monte Palestra, 1985 metri. Oltre il colle un'ariosa e comoda discesa fra pini larici ci porta al rifugio della Galvarina, bello e confortevole. Si pedala in piano attraverso la spianata erbosa della Galvarina per affrontare in discesa una divertente serie di curve che s'infila nello splendido e profumatissimo bosco di pini larici. Superato il Giardino NUova Gussonea e la deviazione per il Grande Albergo, oggi centro visitatori, giungiamo al cancello del demanio forestale, da lì prendiamo l'asfalto e ci portiamo alla Telecabina dell'Etna dove sorge il rifugio Sapienza.

Seconda tappa, i crateri.

Dal piazzale inferiore della Telecabina si stacca una strada dal fondo in lapilli e sabbia vulcanica che sale al Piccolo rifugio e alla Torre del Filosofo, in bici è un tratto senza grandi attrattive, che volendo, si può evitare saltando dentro una cabina dell'ovovia, i puristi invece si sorbiranno in sella i 5,6 km per un dislivello di 594 metri che fa 10,6% di pendenza, in circa 1 ora, giungendo belli caldi ai ruderi del Piccolo Rifugio situato ai piedi della Montagnola.

Si continua verso il Piano del Lago al belvedere sulla Valle del Bove, assolutamente da non perdere. Passato le rovine della Torre del Filosofo prendiamo la traccia a sinistra che taglia decisamente verso ovest che ci porta in zona ex rifugio Gemmellaro. Verso quota 3000 incontriamo la neve, così dura e compatta da poterci pedalare, tagliando il pendio fino a trovarci esattamente a ovest della Voragine e della Bocca Nuova. I crateri sembrano vicinissimi e sono ben riconoscibili grazie ai fumi.

Alla quota approssimativa di 3150 mt abbandoniamo la pista puntando direttamente ai crateri a piedi. Coprendo un dislivello di circa 100mt raggiungiamo il bordo della Bocca Nuova a quota 3260 mt, il vulcano appare in tutta la sua sconvolgente potenza: sbuffi di fumo giallo, esplosioni e brontolii sotterranei, una vitalità e una forza incontenibile che vibra sotto i nostri piedi.

Soggiogati dal vulcano trascorriamo un po' di tempo tra i tiepidi effluvi del cratere, prima di tornare alla dura realtà dei pedali. Tornati sotto quota 3000, guadagniamo il colle tra il cono principale ela Punta Lucia. Qui la pista piega a destra portandosi sul ripido pendio nord e riguadagnando poche decine di metri di quota, subito dopo ci troviamo sui tornantini che precedono il Piano delle Concazze a destra del quale si stagliano le cupole dell'Osservatorio Vulcanologico. A questo punto siamo pronti per affrontare la spettacolare ed emozionante discesa verso Piano Provenzana. Brevi rettilinei, curve e controcurve, tornanti e tornantini, prima tra desolati campi lavici, poi nella pineta, si susseguono su un fondo instabile e infido, in un alternarsi mozzafiato di panorami e soprassalti di adrenalina.

Mille metri più in basso, al termine di una delle più grandiose downhill su cui ci si possa misurare, si sbuca col cuore in gola sul grande piazzale di Piano Provenzana coi suoi alberghi e rifugi. Ancora in discesa, ma su asfalto, c'infiliamo nella Pineta Ragabo e, raggiunta la Mareneve, chiudiamo il "grande periplo" del vulcano al punto di partenza, il rifugio Brunek.

Abbiamo pedalato come in sogno, sul bordo di un universo magico.

Pedalare lontano dai luoghi comuni da sempre emozione.

Questa volta di più.

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